“Per sentirmi italiano devo parlare italiano”

 

Vi raccontiamo un po’ della storia di Camilo Delfino, di come ha imparato italiano, sfidandosi e conquistando la cittadinanza italiana.

Camilo è un brasiliano che semplicemente non si accontenta. È pragmatico e trasparente. Ha la cittadinanza italiana da poco e il paese di origine di suo nonno, l’ha visitato solo per turismo. Ma non è contento di questo…

Testo di Angélica M. Velazco J.

Storia di Camilo Delfino

Anche se non ha mai vissuto in Italia, lui sa che cosa vuol dire “essere uno straniero”. Camilo è uno scienziato con un senso dell’umorismo sottile, è così perfezionista che anche nel bel mezzo dell’intervista, cerca le parole sul dizionario quando non le ricorda. Vuole dire tutto bene, pensa a ogni parola prima di parlare. Oggi vive ad Al Khobar, a est dell’Arabia Saudita, dove lavora come chimico industriale facendo ricerca e sviluppo di materiali. Ma come è arrivato lì?

Questo ragazzo arriva dal sud del Brasile, dalla città di Erechim, nello stato del Rio Grande do Sul. Nel suo gruppo di studio di lingua italiana lo chiamano per scherzo “Camillo Benso di Cavour”, ma in realtà esiste un collegamento con questo personaggio storico italiano:

– Ma tu sei il famoso Camillo Benso di Cavour?

Camilo è fiero delle sue origini e per questo ha deciso di studiare italiano, un’idea che gli è venuta a 17 anni, quando iniziò l’università. Quest’idea poi, è diventata un suo sogno. 

Aveva due opzioni per iniziare il riconoscimento della cittadinanza italiana: tramite il cognome Delfino, che arriva dal suo bisnonno, oppure con l’altro cognome, Carbonera, che arriva dal trisnonno materno. Non ha conosciuto nessuno dei suoi nonni, ma sa dei dettagli come l’anno di battesimo di uno di loro: 1848, perché per lui fare ricerca è naturale. È molto curioso e se ha un’idea la porta avanti senza esitare, soprattutto se è collegata con le sue origini: “Per me queste scoperte sono come un viaggio interessante nel passato”. 

Andiamo avanti a parlare e nel frattempo scopro che Camilo è un uomo di mondo. La storia di Camilo Delfino con l’Italia inizia nel 2006 in Germania, paese in cui si trovava come tirocinante. Proprio in quel periodo ebbe il suo primo contatto con l’Italia, dove viaggiò come turista e conobbe Venezia, Roma, Firenze e… Rovigo. Rovigo? Sì, ma chi conosce Rovigo?

Quasi nessuno pensa a Rovigo come una città turistica, ma per Camilo è stata una bell’avventura. Lui l’ha vista perché ha preso il treno sbagliato. Quest’esperienza però gli ha fatto risvegliare il suo DNA: quando ha cominciato a camminare per la città, gli sembrava familiare, simile al sud del Brasile: “Rovigo era molto simile alle nostre città del sud, l’unica cosa diversa era il marmo sui marciapiedi”, racconta sorpreso.

Rovigo gli ha dato la spinta verso la sua “italianità” e il primo passo era imparare l’italiano.

– Ma, quante lingue parli?

Finita la sua esperienza tedesca, torna in Brasile e inizia a lavorare. Nel 2013 comincia a interessarsi all’Arabia e pensa possa essere un posto interessante per la sua professione, anche dal punto di vista economico; non ha problemi a imparare le lingue ed è tranquillo all’idea di trasferirsi in Arabia perché non c’è bisogno di parlare arabo per forza “l’Arabia Saudita ha un 30% di popolazione straniera”, dice Camilo con molta precisione. Ed è così che riceve la telefonata che l’ha portato a fare un colloquio di lavoro a Dubai. Prima però, si prepara, legge, studia perché doveva e voleva capire la mentalità delle persone del posto dove probabilmente avrebbe vissuto. È grazie a questa precisione e pianificazione che Camilo riceve l’offerta di lavoro che, dal 2014, ha portato lui e sua moglie a vivere in Arabia Saudita.

Ma che cosa c’entra “l’italianità” in tutta questa storia? C’entra e come, perché anche se Camilo va a lavorare in un posto così esotico, non dimentica il piano che aveva da adolescente. Due anni fa qualcuno gli aveva detto che poteva fare il riconoscimento della sua cittadinanza italiana in Arabia. I pianeti cominciarono ad alienarsi e ricorda che voleva anche fare un dottorato nel Regno Unito, ma costava 60 mila Reais per i cittadini brasiliani e 10 mila per gli europei. Qui è scoppiato qualcosa in Camilo: “Ho detto BASTA! Io devo farmi la cittadinanza per avere anch’io i diritti di un europeo!”

Così, comincia a organizzarsi e non lascia passare molto tempo: decide di viaggiare per 400 km per raggiungere l’ambasciata italiana a Riad e iniziare il processo per diventare italiano. Alla fine del 2018 va in Brasile per fare la traduzione dei suoi documenti, l’apostille e tutto ciò che gli era necessario per il riconoscimento della cittadinanza. 

Il 4 gennaio torna in Arabia e il 9 consegna i documenti in ambasciata. In questo momento qualcos’altro  scoppia all’interno di Camilo: all’ambasciata ha dovuto comunicare in inglese per farsi capire e ciò lo stava turbando. Confessa che si è sentito un po’ a disagio quando un funzionario gli ha chiesto se parlava italiano, al quale lui ha risposto: “La prossima volta che verrò, parlerò in italiano”. Questa è stata una motivazione forte; per lui non era possibile avere la cittadinanza senza nemmeno parlare la lingua, si sentiva incompleto: “Per sentirmi italiano devo parlare italiano”. Si mette al lavoro e a marzo comincia il suo corso d’italiano con Giulia Nardini.

Camilo è una macchina, lui “si butta” quando decide qualcosa e se lo fa, lo vuole fare bene: cerca app, podcast, video, film, chiede consigli, s’informa ed è costante.

Conoscendo già gli alti livelli d’organizzazione di Camilo, non è strano capire che la prima cosa che ha fatto è stata cercare il modo in cui i poliglotti imparano le lingue.  “La cosa più importante all’inizio è cercare del contenuto che si possa capire. Io, ad esempio, ho cominciato a guardare Pepa Pig su YouTube perché ha un linguaggio semplice. Ho anche iniziato ad ascoltare dei podcast in italiano, tra cui Pensieri e parole e Podcast italiano. E sai che ho pure conosciuto dal vivo la persona che ha creato Podcast italiano ? Un giorno ero in Croazia e ho visto su Instagram che anche lui si trovava lì, così gli ho scritto e ci siamo incontrati!

Tutti i giorni, ascoltavo la radio anche se all’inizio non capivo nulla. Poi, ho scaricato un’app che si chiama Memrise, è molto utile”, afferma.

Come vedete, questo ragazzo si dà da fare per raggiungere il suo traguardo senza “ma” e senza “però”. Il 31 luglio, sei mesi dopo la consegna dei suoi documenti all’ambasciata italiana, torna lì e si trova di nuovo dinanzi al funzionario con cui si era sentito un po’ a disagio e quest’ultimo gli chiede: “Parliamo in inglese o in italiano?” 

Lui gli rispose in perfetto italiano, al punto che in quest’occasione ricevette i complimenti dalla stessa persona. Il 2018, quindi, è stato l’anno in cui l’Italia ha acquisito un nuovo cittadino, solo che questo cittadino non si accontenta solo del suo passaporto italiano, lui vuole essere italiano.  Continua a studiare la lingua dei suoi nonni e il suo obiettivo è raggiungere il livello C1. 

Ma la storia Camilo Delfino continua…

Nel frattempo, si prepara per visitare l’Italia con il suo nuovo passaporto e la sua nuova conoscenza linguistica. 

Per adesso, nel futuro prossimo, lui e sua moglie sono contenti di rimanere in Arabia Saudita. Per loro è stato naturale adattarsi a una nuova vita fuori casa perché, come lui, anche sua moglie ha vissuto in diversi Paesi; lei, tra l’altro, è stata la prima donna brasiliana ad ottenere la patente in Arabia Saudita, un fatto storico che lui racconta pieno d’orgoglio.

Ad Al Khobar la famiglia Delfino ha trovato un posto sicuro, con un lavoro e un buono stipendio. “Per noi non ci sono preoccupazioni adesso, per quello vogliamo rimanere qui”. Questa sicurezza e tranquillità parte anche dal fatto che si sono pianificati bene. Infatti lui, diretto e sicuro nel dare consigli dice: “La cosa più importante al momento di vivere in un altro Paese è avere un piano, come dice Giulia; se c’è la voglia, ci deve essere anche un piano. Si può fare!”.

La conversazione con Camilo Delfino è arrivata alla fine dopo più di un’ora di videochiamata. Quando gli ho chiesto come ha fatto a superare le difficoltà di creare una nuova vita in un Paese così diverso dal suo, mi ha risposto: “Questa è la nostra casa adesso, credo che se si pensa sempre a quello che manca del Brasile, l’adattamento diventa più difficile”. 

 

 

 

 

 

Leggi anche l’articolo in portoghese: http://italiadagiulia.com.br/historia-de-camilo-delfino

Svolgi gli esercizi: Esercizi

Deixe um comentário

O seu endereço de e-mail não será publicado. Campos obrigatórios são marcados com *