La storia di Maurício Marques, un brasiliano in Italia, è una storia di coraggio, d’impegno, di superazione e di umiltà.

Maurício Marques è un maestro di ballo che ha sempre il sorriso stampato in bocca. Ma non di quei sorrisi finti, è naturale in lui, come nella maggior parte dei brasiliani che conosco.


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Lui ha 29 anni e insegna in due scuole di ballo, una a Genova e un’altra a Milano, dove l’ho conosciuto mentre mi correggeva i miei movimenti storti di Samba e mi parlava in italiano con l’armonioso accento brasiliano ben marcato.

Un giorno l’ho salutato con qualche parolina in portoghese e lui si è messo a ridere (chi sa cosa ho detto), ma alla fine mi ha dato il cinque con la mano.

Un giorno gli ho chiesto se voleva condividere la sua storia, quella di un ragazzo che è arrivato in Italia con appena 25 anni e che in solo 4 anni è riuscito ad avere la residenza italiana (senza neanche avere la cittadinanza), a fare il lavoro dei suoi sogni e a sorridere sempre. Mi ha risposto subito di sì.

Questo “moreno” è nato a San Paolo. È magro e ha la posa tipica di un ballerino, perché lui balla non solo la Samba, ma qualsiasi cosa latinoamericana che abbia ritmo: Forro, Cha Cha, Zouk, Salsa, Merengue, Liscio, Mazurka, Polka, Valzer, Bolero, Tango Argentino, Axè, Ballo di gruppo,…

E mi spiega che esistono diversi tipi di Samba: Gafieira, Samba no Pé, Samba Rock… Insegna tutto questo in Italia e le sue lezioni sono sempre piene.

Scopriamo la storia di Maurício Marques

La sua storia è cominciata in Brasile, nel 2007, quando ha cominciato come insegnante nelle case di riposo per gli anziani.

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Ricorda con amore il suo maestro, Ricardo Oliveira, l’Academia Antares, l’Espaço de Dança Andrei Udiloff e si sente fiero del percorso che ha fatto nel suo Paese.

Poi ha deciso di partecipare alle gare di ballo e vincendo una di queste, ha cominciato a viaggiare nelle crociere, facendo il maestro di ballo e animatore.

Ha conosciuto diversi Paesi del Sud America, è stato in Europa, negli Emirati Arabi, è passato per Korea, Giappone e Cina. Ma alla fine ha deciso di vivere in Italia, Paese dove il ballo gli ha permesso di vivere fin dal 2015. 

Mentre ci beviamo un cappuccino e due fette di torta, offerte da lui, in un bar di Milano, io comincio a fargli delle domande. Così, a poco a poco eccomi svelata la storia di Maurício Marques.

– Come mai sei qua? Perché hai deciso di rimanere in Italia?

– Ho la passione per il ballo e due grosse scuole mi hanno permesso di fare il maestro. Ma sono rimasto qui anche per la passione di vivere e di non mollare mai. Se hai un sogno, un desiderio devi affrontare tutto con positività.

– Visto che non sei un cittadino italiano e hai dovuto fare tutto il tuo processo da zero per rimanere in Italia, com’è stata questa esperienza?

– Non è stato facile. Ma io penso che se tu hai un obiettivo nella vita, bisogna affrontare tutto e avere la forza necessaria se vuoi rimanere in questo posto.

Maurício si considera fortunato per l’opportunità che ha avuto di conoscere molti Paese e molte culture che gli hanno permesso di avere una mentalità più aperta. E fra un bocconcino di torta e un sorso di caffè continua a ridere, come al solito.  Mi contagia e continuo a domandare incuriosita.

– Che cosa ti ha stupito positivamente in Italia?

– C’è molto “charme” nel vestire. Le grandi ricchezze artistiche, i monumenti architettonici. In particolare, la possibilità per i creativi di tutto il mondo di condividere e sviluppare i loro progetti. In Italia ho imparato ad apprezzare la buona cucina. Non ho parole per quanto buono sia il cibo. Ogni volta che torno in Brasile cucino per la mia famiglia e i miei amici per fargli conoscere cose diverse, questa è una cultura meravigliosa.

Mentre mi dice che lui si considera un mangione, ride e commenta che quello che gli piace cucinare di più è la pasta alla carbonara. Io condivido questa idea e gli chiedo invece che cosa di negativo ha trovato in questo Paese:

– La grande quantità di persone con il vizio del fumo. La carenza di parcheggi rispetto ai veicoli circolanti, l’utilizzo abusivo dei mezzi pubblici dovuto alla carenza di sistemi di controllo. Gli autobus non hanno una struttura adatta alle persone disabili, quindi per una persona con la sedia a rotelle è molto difficile salire sugli autobus.

– E invece per quanto riguarda l’adattamento? È stato difficile per te adattarti all’Italia?

– Per me no. Magari per il fatto che mi piace viaggiare. Poi penso che se ti piace conoscere altri Paesi e hai la voglia, sei capace di adattarti a tutto.

– Se potessi tornare indietro nel tempo, cosa avresti voluto sapere prima di venire in Italia?

– Conoscere meglio le condizioni e i regolamenti per avere il Permesso di Soggiorno, sia per studio che per lavoro, e che cosa fare per prendere la residenza. Molta gente non ha idea, ma bisogna sapere che esistono diverse possibilità.

– In che modo l’Italia ti ha aiutato?

– Mi ha aiutato ad essere me stesso. Mi ha permesso di sviluppare il mio interesse nell’arte, nell’architettura e nella moda. Ho potuto sviluppare la mia arte. Poi è bello quando le persone qui mi dicono che vogliono imparare a sambare, perché pensano di andare in Brasile e vogliono farlo come si fa là. Ci sono molti italiani che hanno passione e vogliono imparare a ballare bene.

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– Quali opportunità esistono in Italia che non conoscevi?

– Molte cose sulla cultura italiana. Questo bisogna capirlo prima, perché è una cultura meravigliosa che ha tanto da offrire e ci sono molte cose interessanti da sapere prima. Prima d’immigrare, non sapevo della legge italiana sui flussi migratori che ti permette di cambiare il permesso di soggiorno da studio a lavoro se hai gli opportuni requisiti.

– Il fatto di vivere in Italia ti ha cambiato come persona?

– Mi ha cambiato molto. Soprattutto per il fatto di pensare a un domani, di imparare ad essere più previdente per il futuro, essere più attento alle spese e a curare di più il modo di vestire.

Quasi verso la fine del nostro incontro, arriva la risposta che riflette e racchiude tutta la parte positiva dell’identità brasiliana:

– Secondo te, in che cosa i brasiliani possono aiutare gli italiani?

– Con l’allegria, perché noi brasiliani siamo molto uniti e cerchiamo sempre di coinvolgere tutti. Noi brasiliani possiamo aiutare gli italiani a essere meno formali nelle relazioni sociali e quindi a facilitare le amicizie, ad essere più spontanei.

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Questo si è verificato subito, perché prima di finire questa intervista, Maurício mi aveva già invitata alla sua festa di compleanno.

– Che cosa consigli a chi sta pensando di venire in Italia?

– Sicuramente di visitare città artistiche come Roma, Venezia, Firenze e Milano, oltre a visitare le aziende vinicole… 

A Maurício piace ringraziare. Adesso ringrazia la vita, le crociere, le scuole che gli hanno dato il contratto di lavoro per rimanere in Italia, ringrazia il suo maestro di ballo in Brasile, Ricardo Oliveira, ringrazia le sue ballerine, ringrazia me.

Questo è simbolo di nobiltà, un particolare importante della storia di Maurício Maruqes ed elemento specialmente importante quando si arriva in un posto sconosciuto.

Io ho la fortuna di avere diversi amici brasiliani, alcuni li ho conosciuti in Italia, altri in Venezuela.

Adesso che vivo a Milano, mi identifico molto con questa loro allegria e modo diverso di vedere la vita, e confermo tutto con la chiacchierata che ho avuto con Maurício.

Conoscere la storia di Maurício Marques, mi ha fatto riflettere molto e alla fine, posso dire che il Venezuela e il Brasile non sono così lontani caratterialmente.


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Intervista di Angélica M. Velazco J.

Leia o artigo em português: A História De Maurício Marques: Todos Os Cruzeiros Levam À… Itália (Samba Em Milão)

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